Il Paese si è formato come pagus (insediamento rurale) in epoca romana. Ha vissuto in comune con il resto della Sardegna il periodo bizantino, epoca a cui risalgono le festività dei Santi di provenienza orientalet radizionalmente festeggiati a Turri: S.Maria Maddalena, la Madonna d'Itria e S. Elia.Sucessivamente fece parte del Giudicato di Arborea, ove era incluso nella Curatoria di Marmilla. Nel 1388, anche Turri inviò i propri rappresentanti alla ratifica del trattato di pace fra Eleonora d''Arborea ed il re d'Aragona; erano in tutto 12 persone, guidate da Sadurru de Serra, maggiore della villa.
Caduto il Giudicato d'Arborea, nel 1410, Turripassò sotto il dominio catalano-aragonese: assieme ad altri paesi dell'incontrada di Marmilla, fece parte inizialmente del marchesato di Oristano, poi, in data incerta , passò sotto il dominio dei Carroz, marchesi di Quirra. Nel 1470 Leonardo Alagon riorganizzò i sardi contro il dominio aragonese sino a giungere alla vittoria nella battaglia di Uras, alla quale parteciparono anche combattenti della Marmilla al grido di "Arborea ! Arborea!" Successivamente l'Alagon fu sconfitto nella battaglia di Macomer del 1478. Nel 1477 il re Giovanni D'aragona pubblicò la sentenza di condanna dell'Alagon, indicando fra le motivazioni gli insultie l'assalto subiti dal funzionario regio nelle terre di Marmilla, i cui abitanti, Turri incluso erano indubbiamente favorevoli all'Alagon.
Nel 1504 il re Ferdinando d'Aragona confessò alla marchesa di Quirra, Violante Carroz, il possesso anche allodiale, dei feudi già appartenenti ai suoi avi, inclusa l'Incontrada di Marmilla. Nel 1653 il censimento dei fuochi contava a Turri 58 famiglie con una riduzione rispetto ai censimenti precedenti causata dalla pestilenza. Neglianni intorno al 1680 esisteva in Turri un carcere distrettuale: nel libro dei morti della parrocchia di quegli anni sonop registrati i nominativi di diverse persona morte in carcere; nella prigione si suppone dovesse essere l'antica torre, che ha dato il nome al paese; nel luogo ove si trovava la prigione c'èra anche una piazza, ancora oggi chiamata prazza de presoni . Nel censimento del 1698 a turri risultano presenti 68 famiglie con 122 uomini e 122 donne.
Nel 1718, con con la pace che pose fine alla guerra di successsione spagnola, la Sardegna, col trattato di Londra fu assegnata ai Savoia, per cui il duca Vittorio Amedeo divenne re di Sardegna. nel 1744, causa una guerra continentale che contraponeva i Savoia alla Sardegna, in Spagna vennero confiscati i feudi appartenenti ai feudatari domiciliati in Spagna, fra cui il Marchesato di quirra , comprendente anche l'Incontrada di Marmilla, per cui fu mandato per conto del reale Patrimonio un commissario a prendere possesso delle diverse ville.
A Turri il commissario contini riunì in piazza Prigione i vassalli il 2 ottobre. Erano presenti 36 cittadini, fra cui il sindaco Antonio Paulis ed il Mayor de justitia Giuseppe Montis, davanti ai quali tutti giurarono d'osservare l'edito che trasferiva il possesso del feudo dal Marchese al Reale Patrimonio. Dal 1797 i Vassalli dei dipartimenti di Parte Valenza, Parte Uselluse di armilla si rifiutarono di pagare al Marchese il diritto feudale detto di roadia, per cui nacque un contenzioso, risolto d'autorità dal re Vittorio Emanuele, che nel 1805 inviò i soldati nei paesi ribelli.
Ci fu, 1812, un ricorso del sindaco e dei consiglieri di Turri contro il compèortamento del rappresentante del marchese, maggiore di giustiazia Antonio Orrù, che si rifiutatva di pagare ai carrattoneris il trasporto a Cagliari dei gani di roadia, per cui dovette intervenire la Segretaria di Stato, che ingiunse il pagamento, tra l'altro anche degli arrettrati. Turri fu riscattato e divenne libero dai vincoli feudali nel 1836. Da tempi remoti dievrsi villaggi della Marmilla si rifornivano della legna necessaria per il fuoco sulla Giara, pagando all'appaltatore del Marchese di Laconi il diritto per l'uso di legnare e pascolare che loro accordava. Dopo l'abolizione dei feudila vasta estensine che apparteneva al marchesato di Laconi passò al regio demanio ed il Comune di Genoni ottenne l'appalto al triplo del prezzo precedente, per cui tentò di triplicare anche quanto dovuto dai paesi della Marmilla per l'antico diritto di legnare e pascolare sulla Giara. I sindaci ed i Consiglieri comunitari di Turri Baressa e Baradili si rivolsero all'Intendenza della Provincia di Isili, che ordinò di permettere ai Comuni ricorrenti la facoltà di legnare pagando l'antico prezzo, che per Turri era di nove scudi l'anno.
Con Decreto Reale del 26 aprile 1928 Turri venne aggregato al Comune di Tuili, perdendo la sua autonomia, che riacquistò dopo 18 anni, col Decreto Legislativo 1° febbraio 1946 firmato dal Luogotenete del Regno Umberto di Savoia