E’ dal Crocus Sativus L. che si ottiene la droga: lo zafferano. La pianta appartiene all’ordine delle Liliflorae, alla famiglia delle Iridaceae, tribù delle Crocoideae. E’ pianra erbacea perenne , il bulbo si rinnova ogni anno dalla gemma apicale o da altre gemme della parte basale del fusto. L’ apparato fogliare emerge appena la fioritura è ultimata oppure contemporaneamente.
La foglia è lineare con apice appuntito e margine intero. Il numero delle foglie sottolinea le dimensioni del bulbo: poche foglie ( due) bulbo piccolo, molte foglie ( 8 – 10) bulbo più grosso. Le foglie raggiungono nel mese di aprile il loro massimo allungamento , fino a 60 cm poi, ingiallite, vengono sfalciate e usate come foraggio. L’ attività fotosintentica dell’apparato fogliare , che si svolge fino alla tarda primavera, determina l’ingrossamento del bulbo. La pianta si difende dalla stagione calda entrando in riposo vegetativo , la fioritura si verifica tra la fine di ottobre e novembre.
Il fiore è violaceo con striature più scure; alla base il colore va sfumandosi dal viola tenue al giallo arancio fino al bianco. Emana un odore intenso. Il numero degli stimmi varia da 1 a 3 fino a 5 e più in casi meno frequenti. Gli stimmi allo stato fresco sono poco aromatici e insapori, tingono di giallo la saliva. Dissecati formano la droga dal caratteristico aroma. Lo zafferano non ha una riproduzione sessuata: non produce semi. La pianta si riproduce per via vegetativa mediante lo sviluppo di un limitato numero di bulbilli intorno al vecchio bulbo che man mano regredisce fino a ridursi un cereine appiattito. L’ apparato radicale è fascicolato, si sviluppa al risveglio vegetativo e l’emissione delle radici può continuare fino alla primavera.
Fonte "Lo Zafferano - Sapori e salute"